I politici e la luna

Dalla Terra alla Luna

Immagine tratta dal film "Viaggio sulla Luna" di G. Méliès

 

I nostri politici sembrano provenire dalla Luna. Il loro distacco dalla vita reale qui sulla Terra ormai è diventato tale da essere incolmabile.  “Report” del 4 Novembre ha messo in luce intricati, delicati e non sempre chiari rapporti tra politica e finanza.  Vorrei tornare però per un attimo alla puntata della settimana precedente per riflettere sul vuoto che si è creato ai vertici della politica italiana.

Che “Report” abbia colto nel segno o meno, certo è che il vertice IDV al gran completo ne è uscito malconcio. Trovo grottesco che i dirigenti del partito abbiano scaricato tutte le colpe sul leader tirandosene fuori con un “io non c’ero e se c’ero dormivo”. Eh sì perché trovo francamente incredibile che coloro che hanno vissuto in questi anni a fianco Di Pietro e ne hanno condiviso, chi più chi meno, le battaglie politiche, improvvisamente lo definiscano un mostro, un traditore e un truffatore. Che senso ha creare un Centro studi economici (vedi il “Centro Studi Folder” ormai irraggiungibile sul Web) per la rinascita del paese e non avere nemmeno le idee chiare sul proprio bilancio? Qui c’è qualcosa che non quadra…  Come direbbe Crozza-Bersani: non siamo mica qui per pettinare le bambole…  Ho capito che ormai lo sport più diffuso tra i nostri politici è quello di scaricare le colpe addosso ai compagni di merenda urlando a gran voce che loro non sapevano, che loro non vedevano, che non firmavano e se firmavano erano comunque all’oscuro della verità. Il gioco funziona per la magistratura in mancanza di prove concrete e in presenza di capri espiatori pronti ad addossarsi tutte le colpe passate, presenti e future. Quello che resta però davanti al popolo sovrano è la corresponsabilità morale. Infatti quando anche fosse vero che i dirigenti di un partito non sappiano nulla dei bilanci viene naturale chiedersi che tipo di leadership è che non controlla, che non verifica, che non si interessa, che vive ignara. Si dicono tutti, a destra, sinistra e al centro, parte lesa ma qui l’unica parte davvero lesa sono gli elettori. Se una classe dirigente, che ambisce a definirsi tale, non è in grado di esercitare un potere di controllo sufficiente a definire una linea politica e una trasparenza economica  significa che ha fallito il suo compito. Non può limitarsi a chiedere scusa e a dire domani è un altro giorno cercheremo di stare più attenti. In qualsiasi altro paese civile personaggi di questo tipo si autoescluderebbero dalla vita pubblica e se non lo facessero spontaneamente non riuscirebbero comunque più a riscuotere consenso. Prendiamo anche noi Italiani queste buone abitudini. In politica chi commette errori madornali è fuori perché per ambire ad occupare posti di governo e per sentenziare sulle sorti del paese bisogna avere non solo la fedina penale pulita ma anche la coscienza dei propri limiti e delle proprie capacità. In ogni caso se i vertici di un qualsiasi  partito sono a conoscenza degli intrallazzi di qualche loro collega o amministratore e tacciono sono intollerabili dal punto di vista morale e penale. Se invece non ne sono a conoscenza perché non hanno esercitato i controlli necessari sono intollerabili per incapacità e inadeguatezza al ruolo che ricoprivano. Basta con le scuse infantili vogliamo finalmente donne e uomini maturi in grado di governare l’Italia. E l’ennesimo decreto  che stabilisce l’incandidabilità di chi ha condanne superiore ai due anni è un po’ poco, molti reati di corruzione infatti hanno pene inferiori. Per fregiarsi del titolo di onorevole a mio parere le condanne non dovrebbero proprio essere contemplate. Mi sembrerebbe il minimo pretendere che chi si candida ad un posto di responsabilità pubblica non abbia in corso procedimenti giudiziari, non sia inquisito e tanto meno abbia subito condanne. Ma forse le leggi viste dalla Luna appaiono diverse da quaggiù sulla Terra.

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