Pareri sul romanzo poliziesco

Citazioni utili alla comprensione del romanzo poliziesco


“Il mito, nella sua forma autentica, dava risposte senza mai formulare esplicitamente i problemi. La tragedia, quando riprende le tradizioni mitiche, le utilizza per porre, attraverso di esse, problemi che non hanno soluzione.”  ( Jean Paul Vernant Mito e società nell’antica Grecia pag. 203)

 

Sul giallo e sui meccanismi psicologici che innesca è stato detto di tutto e di più. Qui vorrei solo indicare, attraverso alcune citazioni una serie di idee che servano da spunto di riflessione ad una lettura diversa e più attenta.

“ Il romanzo poliziesco è uno spettacolo… La società sacrifica il colpevole sui propri altari: la sua violenza irragionevole (che la ragione sconfigge) deve essere sacrificata alla violenza ragionevole che, si dice, essa provoca; si tratta di un rituale, atto collettivo d’epurazione. La rappresentazione infinita del terrore esiste per allontanare il suo motivo infinitamente terrificante.” (Charles Grivel: pag 199-200 Il romanzo poliziesco a cura di G. Petronio)

“ Il romanzo poliziesco ha come argomento il pensiero logico ed esige che il lettore ragioni logicamente. Da questo punto di vista esso presenta molti punti di contatto con i cruciverba. Come un cruciverba ha anch’esso uno schema e rivela la sua forza nella variazioni (...) I caratteri vengono cambiati di rado ed i moventi dell’assassinio sono assai ridotti di numero.” (Bertolt Brecht Scritti sulla letteratura e sull’arte pag. 290)

“ Il romanzo giallo a enigma si avvicina al fantastico, ma ne è anche l’opposto: nei testi fantastici si è piuttosto inclini alla spiegazione soprannaturale; il romanzo giallo, una volta terminato, non lascia sussistere alcun dubbio circa l’assenza di avvenimenti soprannaturali. (..) Nel romanzo giallo ( l’accento è posto) sulla soluzione dell’enigma; nei testi che hanno a che fare con lo strano (come nel racconto fantastico), sulle reazioni provocate dall’enigma. (esiste comunque una somiglianza strutturale)” (Tzvetan Todorov La letteratura fantastica pag. 53)

“ La mente osserva, formula ipotesi, le verifica (sperimentazione) ed elabora teorie. In breve, l’inchiesta, qualunque sia l’oggetto, si serve dei metodi della scienza. Non ci può essere nessuna sostanziale differenza tra le modalità di ricerca messe in opera dal poliziotto, e quelle adottate dal fisico o dal chimico.” (Thomas Narcejac Il romanzo poliziesco pag. 31)

“ Condannando il detective al celibato, il romanzo ne dimostra, sul piano estetico, l’isolamento. Analogamente al prete cattolico, egli vive nella condizione eccezionale del celibe, assistito comunque da una governante che tuttavia, essendo lui privo di esigenze sessuali, deve occuparsi soltanto della biancheria, dei pasti luculliani e dei bagagli. Sempre ammesso che ci sia e che un domestico non testimoni invece con evidenza ancora maggiore la mancanza di qualsiasi rapporto umano. Infatti la sua condizione di scapolo non deriva dalla rinuncia per amore di una cosa superiore, ma si tratta di una vita da scapolo a priori, raffigurante la situazione della ratio che, dopo essersi eletta a criterio universale, non sa che cosa significhi il doversi adattare. Né umana, né divina, signora in quel regno che Lask definisce il “non-sensibile” (Unsinnliche), la ratio è semplicemente priva di desideri e di relazioni. (…) Il detective viene così concepito come un elemento neutro, né erotico, né puramente spirituale, come un “Es” non eccitabile, la cui neutralità si spiega con l’oggettività coalizzata (Sachlichkeit) di un intelletto che non può venir influenzato da nulla poiché si fonda proprio sul nulla. Per poter cogliere a livello estetico la sua personificazione, il romanzo poliziesco di tipo anglosassone conferisce alla ratio tratti puritani, trasformandola in modello di ascesi mondana, che nel mondo riduce l’importanza del mondo, strappandolo completamente dalle cose.” (Siegfried Kracauer il romanzo poliziesco pagg. 59-60)

Le citazioni riportate suggeriscono un percorso che è quello che parte dal mito e dalla tragedia e che sfocia nella letteratura poliziesca e fantastica. Il detective, in parte figura tragica, in parte protagonista da favola incarna la fiducia nella ragione e nella scienza che attraversa tutta la civiltà moderna, da Galileo in poi. Egli si pone delle domande su giustizia, verità e destino dell’uomo come gli eroi tragici ma ne trova anche la risposta in una prassi affiancata alla logica e che lo assimila all’eroe della fiaba. Il detective, e la ragione da lui rappresentata, vince sempre. E se il fantastico appaga la nostra voglia di irrazionale e ci attira nei meandri contraddittori di misteri insolubili, il poliziesco placa la nostra sete di giustizia, di appartenenza ad un mondo dove tutto è ordinato o almeno ordinabile. Il delitto è un evento che turba l’equilibrio ma che una volta rimosso dal detective riporta il nostro universo alla stabilità. C’è sempre un colpevole da identificare, c’è sempre un mistero svelabile, c’è sempre una giustizia da applicare. In un’epoca di grandi incertezze politiche, sociali, economiche ambientali è rassicurante che qualcuno ci dica che esiste una soluzione per tutto, che ogni crimine viene punito e che la scienza può dissolvere tutte le nostre paure.

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