A caccia di Pumas

Libertà è partecipazione

Tanto per continuare, dopo le antilopi passiamo al puma, anzi al pumas… Il PUMAS è un progetto europeo per la mobilità alpina con stanziamento di fondi europei per il monitoraggio e la studio della mobilità sostenibile in base alle linee guida del SUMP. In base a questo studio, esempio di democrazia partecipata che coinvolge alunni, insegnanti, genitori e tecnici, dovrebbero essere realizzati “interventi a basso costo” (citazione dal sito La mia scuola va in classe A) per la messa in sicurezza di alcune delle sette scuola pilota scelte per la sperimentazione del progetto a Venezia.

Il valore complessivo del progetto per le città sede di diverse sperimentazioni, in base a dati ufficiali forniti dal Comune di Venezia, è di 2.650.731 euro, con il contributo della Commissione Europea di 1.998.789 euro e della restante copertura da parte di fondi ministeriali nazionali, con entrate per il Comune di Venezia di 775.997 euro.

La durata del progetto è dal luglio 2012 al giugno 2015. La finalità del tutto con un documento a firma del sindaco è la seguente:

Il progetto approvato dalla Commissione Europea prevede un finanziamento dedicato ad una prima fase di analisi della situazione complessiva, ad una seconda di selezione delle scuole più idonee alla sperimentazione del percorso di progettazione partecipata (selezione che avverrà incrociando i punteggi elaborati nella fase di analisi della situazione attuale e quelli assegnati in base alla disponibilità da parte del corpo insegnanti a partecipare attivamente al percorso di progettazione partecipata, inserendo il progetto nel proprio POF e individuando il personale destinato a seguire il progetto), e ad una terza parte dedicata all'elaborazione dei risultati emersi dalle sperimentazioni attuate con interventi a basso costo (segnaletica orizzontale e verticale, organizzazione diversa della circolazione, avvio o consolidamento di pedibus e bicibus, ecc.). La quarta ed ultima fase di questo percorso prevede la costituzione di un tavolo regionale per confrontare con gli organi competenti i risultati ottenuti dalle sperimentazioni ed elaborare un documento di linee guida sul tema in grado di diventare strumento di diffusione di buone pratiche.”

Il Pumas fa parte di un blocchetto di 4 progetti del Comune finanziati dall’Europa. Gli altre tre sono il NETCET destinato a “sviluppare ed attuare una strategia comune per la conservazione delle tartarughe marine e dei cetacei nell'Adriatico attraverso una cooperazione regionale.”; l’EASE&SEE per l’imprenditoria sociale; il CENTRAL MARKETS per “elaborare strategie che contribuiscano alla rivitalizzazione e alla promozione dei mercati nelle zone centrali e periferiche delle 8 città partner, distribuite in Italia, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Slovacchia e Slovenia”. I quattro progetti porteranno “nelle casse all'Amministrazione oltre un milione 700 mila euro.” E “vanno ad aggiungersi agli oltre 100 che sono stati finanziati negli anni da quando sono state istituite le Politiche internazionali e comunitarie, nel 2001, e che hanno ottenuto fondi pari a circa 39 milioni di euro.”

La mia domanda da ignara cittadina, bramosa di trasparenza, è la seguente: quali sono i risultati concreti di questo piccolo fiume di soldi che entra nelle casse di Venezia e non solo? Al di là di frasi che ho ripetutamente incontrato come: maggiore consapevolezza, efficace cooperazione, effettivo impegno politico… e al di là di studi, sicuramente utili, cosa è stato fatto di tangibile? E il PUMAS, nella fattispecie, che chiede ai genitori di partecipare e investire tempo, per inserire dati che sarebbero di per sé già abbastanza evidenti, cosa porterà di bello alle sette scuole pilota? Mi piacerebbe sapere qual è la percentuale di fondi destinata a studio e organizzazione e quella destinata invece ai lavori. E sapere anche quali sono tutti i soggetti a cui i fondi sono indirizzati e per cosa i finanziamenti vengono usati. A questo proposito nelle mie ricerche su Internet ho trovato quanto speso per l’appalto organizzativo, quanto per facilitatori (ovvero intermediari tra il comune e i cittadini) ma dell’importo lavori che si pensa di effettuare nulla. Da quello che sono riuscita a sapere sembrerebbe infatti che questo tipo di fondi comunitari sia destinato quasi esclusivamente a studi, convegni e progettazione per futuri interventi innovativi. Sarebbe bello che il Comune rendesse note le spese con la stessa chiarezza delle entrate per rendere partecipi i cittadini dei risultati conseguiti.

Mi piacerebbe inoltre che venisse fornito più materiale informativo, per farmi partecipare in modo più sensato e motivato. Per quel che mi riguarda ho dovuto cercare di persona le informazioni sul progetto, le linee guida del SUMP in cui è inserito, le finalità e quant’altro è stato reso pubblico, spesso in lingua inglese. Il materiale informativo effettivamente ricevuto si è ridotto alle istruzioni su come usare il tablet, fornito in prestito, con l’app "appositamente" creata da un’università tedesca. Pochino per essere inserito nella lista delle spese di produzione materiale didattico.

Migliorare poi la qualità dell’aria, anche senza tanti spiegamenti di forze ed energie dei privati cittadini e delle pubbliche istituzioni, non sarebbe difficile. Tanto per fare qualche esempio: ripristinare vaporetti elettrici messi in uso e poi lasciati perdere e riprendere gli scuolabus soppressi per quanto riguarda la mobilità veneziana. Non dimentichiamo poi che la maggior fonte di produzione di CO2 sono le case e gli edifici pubblici, scuole comprese, con sistemi di riscaldamento inadeguati. Perché allora il Comune, l’Italia e l’Europa non promuovono davvero il passaggio ad energie alternative come il fotovoltaico? Perché non vengono dati incentivi reali? La detrazione di una percentuale delle spese sostenute per installare impianti volti al risparmio energetico infatti vale solo per chi ha capienza IRPEF ed è a mio avviso una norma discriminatoria. Se hai reddito alto e IRPEF in abbondanza puoi eseguire i lavori ed avere il rimborso, se hai l’IRPEF poco capiente, come ad esempio la maggior parte dei lavoratori dipendenti, non puoi detrarre praticamente nulla. Se questo è un incentivo… Come se non bastasse a Venezia centro storico la normativa per gli impianti solari è altamente restrittiva e non solo per gli edifici di ovvia importanza storica e artistica, ma anche per quelli anonimi del ‘900.

Coinvolgere i cittadini chiedendo la partecipazione su problematiche già terribilmente ovvie mi sembra una presa in giro nonché una strumentalizzazione dei bambini e degli insegnanti attraverso pratiche di coinvolgimento fittizio perché finalizzate a una fase progettuale a lungo (non si sa quanto) termine. Tra l’altro gli argomenti importanti e delicati relativi ad inquinamento, effetto serra e tutela dell’ambiente comunque sono stati trattati in classe grazie alla sensibilità delle maestre indipendentemente dal PUMAS. Meno demagogia, più fatti concreti e soprattutto più trasparenza. La vera rivoluzione è questa.

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