La prova dell’equità

Speriamo che i conti tornino

Cosa significa equità? Il Devoto Oli recita così: “Virtù che consente l’attribuzione o il riconoscimento di ciò che spetta al singolo in base ad una interpretazione umana e non letterale della giustizia.”

Che gli sforzi per uscire dalla crisi economica che attanaglia il mondo debbano essere equamente ripartiti nessuno ha dubbi.

Si prospettano reintroduzione dell’ICI, aumento dell’IVA, aumento dell’età pensionabile fino ai 70 anni… ma queste sono davvero misure eque? Sembrerebbe che per l’ennesima volta i conti si trovino a pagarli i soliti noti, ovvero i lavori dipendenti con basso e medio reddito che a fronte di un aumento dell’IVA e dell’età pensionabile vedono la pensione sempre più lontana, lo stipendio sempre più scarno e sono sempre meno propensi al consumo. L’abusata vecchia domanda è: perché non fare pagare di più a chi ha di più? E perché non togliere tutti i privilegi, soprattutto economici, a deputati e amministratori locali decurtandone o azzerandone addirittura la pensione quando erogata con solo pochi mesi di lavoro? La risposta, altrettanto abusata è: non si possono toccare le situazioni acquisite. Peccato però che quando si è deciso di passare dal sistema retributivo a quello contributivo non si sia aspettato di metterlo in atto per chi iniziava in quel momento a lavorare ma si sia applicato anche interrompendo il calcolo della carriera a una vasta fetta di lavoratori che avrebbe avuto il diritto di mantenere il tipo di contratto pensionistico originale. E questo è solo uno dei tanti esempi. Se la Fiat decide di bypassare i contratti sindacali non è calpestare diritti acquisiti? Perché i diritti acquisiti dei poveracci si possono calpestare e quelli dei privilegiati non si possono cancellare anche con valore retroattivo? Credo siano domande lecite che pongono problemi grossi la cui risoluzione è strettamente legata al concetto di democrazia. Il governo democratico infatti si basa sul consenso e sul bene del popolo, il governo aristocratico solo sulla protezione di una casta ristretta.

Oltretutto dovremmo renderci conto che se vogliamo competere nella produzione con paesi che pagano i propri operai pochi dollari al mese siamo completamente fuori strada. L’Italia e i paesi occidentali per uscire dalla crisi devono inventarsi qualcosa di nuovo che riguarda i servizi, la cultura, la scienza, la produzione di alta tecnologia e qualità altrimenti dalla crisi non usciremo mai e ci aspetta un futuro a dir poco nero. Quello che sta accadendo era prevedibile, ed era stato previsto da pochi profeti inascoltati, tacciati di essere uccelli del malaugurio. Spesso chi riesce a vedere più in là degli altri e prima degli altri viene ritenuto un pazzo o un visionario.

Riguardo all’aumento dell’età pensionabile c’è poi da dire che se noi dovremo lavorare fino ai 70 anni, salute permettendo, per sperare di raggiungere la pensione, quando libereremo i posti per i nostri figli? Altro che mammoni, prevedo che mia figlia, che oggi ha 6 anni, avrà un’aspettativa di lavoro precario minimo fino ai 40 anni.

C’è poi un ulteriore problema che è quello dello sperpero, avvenuto nei decenni passati e che prosegue nel presente, del denaro pubblico da parte delle amministrazioni locali e centrali. Non si capisce perché non possa essere usato un principio di responsabilità per chi amministra malamente la cosa pubblica.

Facciamo un esempio banale. Se io incarico un falegname di realizzarmi un tavolo per la sala da pranzo e questo mi porta un oggetto sghembo che sta a malapena in piedi, io ho tutto il diritto di rifiutare il lavoro e di non pagarglielo. Qualsiasi lavoratore autonomo sa che se il proprio lavoro non soddisfa il cliente alla fine non ottiene la retribuzione. Perché allora gli amministratori, che spesso portano le casse in disavanzo, vengono profumatamente pagati per il loro lavoro manchevole? Non sarebbe giusto che a fine mandato i non virtuosi restituissero centesimo dopo centesimo la retribuzione ingiustamente percepita? Chi si prende l’onere di amministrare deve saperlo fare, se non lo sa fare non deve essere pagato, come capita a qualsiasi professionista.

Quel che si vede in giro per il mondo non è promettente e la crisi globale, che non è solo finanziaria ma è sistemica, sta assottigliando sempre di più i mezzi di sussistenza della piccola e media borghesia. Nella Storia tutte le volte che questo è successo le conseguenze sono state disastrose. Speriamo che i nostri governanti e quelli degli altri paesi occidentali sappiano capirlo in anticipo. Attendiamo fiduciosi segnali di speranza.

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