La legge è uguale per tutti (forse)
Mea libera tutti!
Lo scandalo Mose si allarga a macchia d’olio e nell’inchiesta compaiono sempre più nomi di politici di spicco. Quali e quanti siano davvero invischiati è difficile dirlo. Risulta però altamente probabile che i referenti non fossero solo locali, da comune e regione, ma anche nazionali. Per ovvi motivi. Mose e legge speciale, macchine succhiasoldi di lontana costituzione, hanno sempre avuto bisogno del beneplacito romano.
Il fatto che producessero risultati non certi, come sospettava da lungo tempo la popolazione veneziana, e avessero costi ben oltre la normalità avrebbe dovuto indurre amministratori di ogni ordine e grado a far intervenire magistratura e organi di controllo nazionali sull’efficienza di scelte e lavori. Invece un silenzio tombale ha sempre avvolto appalti e incarichi. Anzi, le forze cittadine che si opponevano a questi lavori dalla dubbia utilità venivano tacciate di estremismo e disfattismo. L’onestà e la correttezza purtroppo non pagano. Chi intrallazza non ama che qualcuno lo controlli o gli metta i bastoni tra le ruote. E così eccoci qua con le alte cariche che fanno da scaricabarile: non ho preso i soldi, anzi sì li ho presi ma erano per il partito; no, non li ho presi, ho chiesto solo interventi per amici e conoscenti; ha fatto tutto il partito; io non sapevo nulla e mai e poi mai avrei pensato che; è una persona tanto colta, è un piacere parlarci assieme… Sembrano le frasette di scusa dei bambini a scuola quando hanno combinato qualcosa che non va. C’è quello che si nasconde sotto il banco, quello che dice: è stato lui, è lui che ha cominciato, quell’altro che non c’era e un altro ancora che non ha visto niente. Ma per gli alunni di una scuola primaria sono comportamenti vagamente scusabili. Per politici di alto livello no. Non è pensabile che non sapessero e anche solo il silenzio è connivenza. Non è accettabile che pensassero che prendere soldi in nero per il partito fosse lecito. Non è ammissibile che chiedessero favori per altri. Non basta invocare un profilo culturale e/o sociale elevato, la moralità non necessariamente va a braccetto con cultura e rango. Se cominciassero a fare le pulci a tutte le attività , agli appalti, agli incarichi per le partecipate, ai progetti, agli studi e verificassero soldino per soldino come sono stati utilizzati i fondi a disposizione dell’amministrazione veneziana (e non solo) sarebbero in molti a tremare. I bilanci dovrebbero essere trasparenti e consultabili on-line da parte di qualsiasi cittadino. E chiunque di noi dovrebbe poter chiedere come sono stati utilizzati determinati fondi e dovrebbe poter avere una risposta gentile e sollecita. Chiedere è lecito, rispondere, adeguatamente, è cortesia. In fondo i soldi pubblici sono anche nostri, o no?
Â
< Prec. | Succ. > |
---|