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Russia tra Est e Ovest

Uno sguardo sulla Russia

La Russia non è un paese di mezze misure: puoi amarla o odiarla ma certo non può suscitarti indifferenza. La Russia è un paese dove tutto è esageratamente grande, smisurato: i difetti come le virtù, le strade come i palazzi, le attese come le distanze, i sentimenti come le emozioni, la ricchezza come la povertà.

La Russia ti resta negli occhi e nel cuore. Respiri la rassegnazione vecchia di secoli radicata nelle generazioni, consumata nell’attesa di qualcosa che prima o poi accadrà, di un qualcuno che prima o poi verrà di un nuovo piccolo-grande padre, profeta, messia, salvatore, padrone, tiranno crudele e sanguinario... Russia in bilico tra Oriente e Occidente: l’Oriente dei bazar, dell’eterna contrattazione, della religione assoluta, del fatalismo, l’Occidente del libero mercato, dell’opulenza per pochi e della miseria per molti, delle lobbies, del malaffare. Non sa scegliere questa nuova Russia, non può scegliere. San Pietroburgo, l’ex capitale sorta ad imitazione gigantesca delle capitali europee, incarna perfettamente l’indecisione sofferente del popolo russo, che vuole sentirsi europeo ma è fiero della sua “russità”, del suo passato glorioso, tanto zarista quanto sovietico. Tra i ponti e i canali si aggira il fantasma di Pietro il Grande mentre nei quartieri dormitorio di stile staliniano e kruscioviano il grigiore del passato regime ancora impregna l’aria e la vita. Mosca, la capitale di oggi con le sue chiesette incastonate tra edifici moderni, vuole già essere Occidente, ma i venditori che incontri ad ogni angolo di strada, ad ogni stazione di metropolitana ti ricordano che il cammino da fare sulla strada del libero mercato è ancora lungo. La Piazza Rossa ed il Cremlino sembrano un’oasi protetta e quasi pensi che il tempo si sia fermato. Russia prigioniera della grandezza di un tempo, ostaggio della promessa di una grandezza futura, costretta a vivere il suo presente come perenne momento di transizione, di fase di passaggio. La sua storia è fatta di salti traumatici, non ultimi quello della rivoluzione bolscevica che l’ha tratta fuori dal medioevo agricolo per condurla in pochi anni all’industrializzazione, e quello attuale che ha cancellato un regime collettivista e statalista per imporne uno di libero mercato e di libera competizione. È un paese in cui le riforme sono sopraffatte dai decreti, le libertà dalle imposizioni, i riformatori dai tiranni, la ragione dall'istinto. Questo è il suo destino ed il suo indescrivibile fascino.

 

Aquila imperiale russa

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