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Analisi introduttiva di "Perestrojka" - conclusioni

Indice
Analisi introduttiva di "Perestrojka"
destinatari del libro
necessità del dialogo
cos'è la perestrojka
il disarmo nucleare
la politica estera
conclusioni
Tutte le pagine

Abbiamo così evidenziato quelli che sono i temi base della trattazione introduttiva e nella sezione di analisi si potrà notare che tali temi sono ad uno ad uno ripresi e sviluppati ampiamente. Ma già da qui è possibile farsi un’idea di quali sono gli argomenti svolti e delle modalità di svolgimento. L’introduzione è stata divisa per argomenti e finalità così da dare una prima provvisoria valutazione del contenuto attuata per “classificazione” di intenti. È utile precisare che i brani citati non sono presi in ordine sparso o in modo casuale o tendenzioso e per rendersene conto è sufficiente leggersi il testo (presente nella sezione antologica). In pratica sino ad ora si sono semplicemente identificati una serie di argomenti e si è riordinato in base a questi il contenuto dell'introduzione. Già a questo punto però con il poco materiale a nostra disposizione, possiamo condurre delle interessanti osservazioni. Il tema su cui si insiste maggiormente è quello del dialogo a cui seguono la cooperazione e la pace. Quando Gorbaciov parla di dialogo lo accompagna spesso al verbo dovere: dobbiamo incontrarci e discutere, dobbiamo affrontare i problemi con cooperazione, non dobbiamo sprecare tempo, dobbiamo agire, non dobbiamo permettere il naufragio... Si impone quindi un senso del dovere, di responsabilità nel proporre il confronto ideologico. Per dimostrare la propria sincerità afferma: non abbiamo cattive intenzioni, non riteniamo il nostro approccio l'unico giusto, non abbiamo ricette universali... Ed in affermativo parla di spirito di cooperazione, di collaborazione egualitaria, di cooperazione onesta e sincera. Onestà e sincerità sono altri due vocaboli che compaiono spesso ed ancora compaiono termini come fiducia e comprensione. La perestrojka è quella nuova visione del mondo che supera i vecchi schemi di conflitto e di intolleranza ideologica e nasce dalla necessità di superare il pensiero mutuato dai secoli precedenti, di adeguarsi alle esigenze della società moderna e di usare criteri civili e di buon senso per la convivenza umana.

Abbiamo allora la catena di cui si parlava prima: dialogo - comprensione - collaborazione - interdipendenza a cui ora aggiungerei pace come ultimo anello e questo costituisce il messaggio; poi vi sono gli otto tipi diversi di lettore che sono il destinatario; il capo di una superpotenza in agonia, ma non ancora defunta, come mittente; il canale che è la stampa, il libro; il codice che è la lingua; il sottocodice è la cultura ed il profilo ideologico personale dell’autore; il contesto è una chiacchierata su problemi di attualità. Nell’analisi attueremo una prima decodifica sul piano denotativo puro e semplice mentre su quello connotativo ne sovrapporremo un’altra che tenga conto di eventuali interferenze dovute al sottocodice del mittente e del destinatario (includo anche il mittente, ma non sarebbe corretto secondo Jakobson).

Il testo risulta in tal modo formalmente inquadrato e vengono forniti altresì gli elementi base per la interpretazione. Si tenga poi conto che la ripetizione di taluni concetti come appunto dialogo e cooperazione, ha anch’essa significato. La ridondanza in un testo ha come fine l’arrivo a destinazione del messaggio, nonostante tutte le possibili interferenze di percorso. Ed ha importanza pure lo stile, la forma in cui l’autore si esprime: l’essenzialità delle frasi  principali ed i legami paratattici sono mirati ad una immediata comprensione da parte del lettore. Perciò ridondanza e semplicità stilistica vanno lette come due aspetti della stessa intenzione di immediatezza e comprensibilità. Prestiamo infine attenzione ad un ultimo fattore: chi scrive questo libro non è un leader politico qualunque. È il segretario generale del Pcus, nonché il leader di una superpotenza nucleare. Qui abbiamo l'effettiva rottura con la tradizione: appianata la disputa post-rivoluzione d'ottobre sulla opportunità o meno di esportare la rivoluzione in altri paesi, l'Urss aveva abituato il mondo ad una sorta di silenzio stampa riguardo ai propri problemi interni ed era stata promotrice di una politica estera di difesa dall'Occidente e di espansionismo imperialistico simile a quello americano, sia pure con basi ideologiche diverse. È significativo che improvvisamente Gorbaciov decida di por fine all'isolamento e di aprire, metaforicamente, la porta di casa. Infatti delle difficoltà interne non si fa più mistero, e si rinnega totalmente la politica estera portata avanti sino a quel momento, dando il via ad un nuovo modo di pensare e di attuare la politica tanto all'interno quanto all'esterno. Che un tale cambiamento trovi ragione d'essere nella crisi economica e sociale dell'Urss è possibile, ma il passo compiuto da Gorbaciov è comunque coraggioso. Nessuno gli avrebbe impedito di continuare la strada dei suoi predecessori, anzi, probabilmente avrebbe trovato meno ostacoli che sulla via delle riforme. Invece ha sostanzialmente obbligato la leadership del suo paese ed anche la popolazione ad assumersi le responsabilità della crisi e ad impegnarsi a porvi rimedio. Ed altrettanto ha fatto con i capi di Stato stranieri e le rispettive popolazioni: ha invitato tutti ad essere più responsabili ed a cooperare per il bene comune.



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