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L’implosione del PD

Riflessioni di un'impolitica

Quando la coppia scoppia

In questi anni il PD ci ha abituato a clamorosi autogoal. Un partito erede di una tradizione storica e politica di tutto rispetto è riuscito in pochi anni a perdere consensi e fiducia. Bersani in questi giorni è riuscito a dare il colpo di grazia scegliendo candidati al Quirinale che scontentavano tutti. Quello che ancora mancava era però la fronda interna. Passino gli attacchi dall’esterno, passi l’incapacità di produrre programmi di governo ma quando viene a mancare anche la coesione allora è davvero troppo. Che in un partito ci siano diverse anime e correnti è più che giusto. Gli orientamenti differenti sono quelli che creano la dialettica e che rendono vivo il partito. Se però le diverse anime iniziano a sputarsi addosso e a farsi guerra tra loro, non si tratta più di dialettica ma di sfrenata corsa al potere.

L’errore più grosso credo sia stato quello di stravolgere la natura di “sinistra” del PDS e trasformarlo nel PD punto di approdo di una accozzaglia di rifugiati e transfughi da partiti con tradizioni storicamente e politicamente distanti tra loro. Mettere insieme la sinistra della ex DC con la destra dell’ex PC ha creato uno strano ibrido, un essere a due teste ognuna con un suo linguaggio che risulta incomprensibile all’altra. L’esperienza di Grillo ha dimostrato che pensare in termini di cambiamento, di attenzione al sociale, di ecologia e di sostenibilità funziona. Forse il PD avrebbe a questo punto bisogno di separare definitivamente le due teste. Tenerle insieme è controproducente e destabilizzante, non è vero che acchiappa più voti. Paradossalmente se il PD tornasse a fare discorsi di “sinistra” riavvicinandosi alla gente, recuperando i contatti con il territorio e con il tessuto sociale vivo che lo anima, dandosi da fare per le questioni reali (e non tattiche) raddoppierebbe i suoi voti e il partito neoliberista di Renzi correndo da solo farebbe la fine di quello di Monti. Quando la coppia scoppia meglio una separazione consensuale che una convivenza litigiosa.

Amarcord…

Oggi si chiamano Meet-Up, ieri si chiamavano sezioni di partito… Io me le ricordo le vecchie sezioni del PC. La prima cosa ben visibile entrando era il bar. Vecchi e giovani e tante sedie e tavolini, per bere un’ombra accompagnata da un "cicchetto", per giocare a carte, a scacchi e soprattutto parlare di politica. Tanto della politica spicciola: il segretario locale, la sagra imminente (leggi festa dell’Unità), il governo della città; quanto dei massimi sistemi: dove va l’Italia, il compromesso storico sì o no, l’Urss e il socialismo reale… Grillo non ha inventato niente di nuovo, ha solo recuperato il vecchio modo di fare politica con il “popolo” e per il popolo. Se il PD abbandonasse una volta per tutte i tatticismi e l’atteggiamento un po’ snobistico nei confronti del resto del mondo che non è PD e recuperasse invece il contatto con la gente vera, forse risolverebbe automaticamente gran parte dei suoi problemi. I luoghi di ritrovo si possono inventare: sale pubbliche, bar, case private. E se non c’è il tempo o lo spazio fisico si può usare lo spazio virtuale sul Web. Basta voler riprendere i contatti. Grillo l’ha dimostrato: la gente ha voglia di fare politica e di contare.

E allora vorrei dire al PD provate ad aprire un sito dove invitate iscritti e simpatizzanti a descrivere il partito che vorrebbero e il leder che vorrebbero. Ma non limitate la scelta a Bersani, Renzi o pochi altri soliti noti. Fatevi piuttosto fare un identikit e poi cercate di trovare la persona giusta. Invitateli a trovare punti fisici di ritrovo, in base alla località di residenza, perché si confrontino con i responsabili di zona e parlino. Aprite le porte al mondo esterno. Non importa se ci saranno litigi, voleranno insulti, dirigenti saranno sostituiti, l’importante è che si muova qualcosa, che il PD esca dal suo magnifico isolamento. Certo sarà più faticoso che non dirigere i giochi da una poltrona a Roma o a Firenze, sarà meno gratificante del fare una “convention” con il pubblico scelto e adorante che fa la ola. Ma statene pur certi che alla fine sarà più produttivo.

Il gruppo 2013

C’è un altro aspetto che trovo inquietante nell’attuale mondo politico della sinistra ed è la mancanza di un gruppo di intellettuali che lo sostenga e lo diriga. Nei tempi passati la sinistra si distingueva per la levatura della sua intellighenzia. Il mitico “gruppo 63” ne era un esempio. Oggi chi c’è e dov’è? Ci sono sporadiche figure, spesso attempate, ma quel che è grave è la mancanza di una corrente di pensiero che serva da ispirazione al partito, la mancanza di idee. Il mondo culturale italiano è fiacco sotto tutti i punti di vista. E la politica è diventata un grande circo mediatico dove l’importante è fare audience e non offrire contenuti. Renzi usa gli stessi schemi comportamentali di Berlusconi. Questo è terrificante. La diversità della sinistra era la sua ricchezza, omologarsi alla cultura dominante è solo segno di perdita di identità.

Se per avere successo un leader deve imitare Berlusconi inevitabilmente si rivolge alla stessa fascia di elettorato che si lascia abbindolare da lustrini e pailettes. E diventa allora inevitabile che la fascia che vuole risposte vere le vada a cercare altrove, come ha dimostrato il successo dei 5 Stelle. Ci vorrebbero dei veri e propri laboratori di politica dove formare la nuova classe dirigente altrimenti i leader anziché essere guidati da un ideologo sono destinati ad essere guidati solo dai finanziatori e dai curatori di immagini, né più né meno di una star di Hollywood. Questa però non è più politica ma intrattenimento del pubblico condito da qualche consiglio per gli acquisti.

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