Grillo, Renzi, Bersani, Cacciari…
Fritto misto in salsa italiana
A cosa servono le primarie?
Le primarie nel PD hanno indicato il nome di Bersani. La campagna elettorale non ha dato il risultato che si sperava, per colpa sicuramente di un direttivo che non ha colto i segnali provenienti dalla base. Però, piaccia o non piaccia, al momento è Bersani il candidato. Tutto questo parlottare di Renzi come premier ombra mi dà sinceramente un po’ fastidio per svariati motivi. Innanzitutto se gli venisse affidato un qualche incarico non sarebbe corretto nei confronti dell’elettorato che ha scelto Bersani. Si tratterebbe quindi dell’ennesimo calcio alle scelte degli italiani. In secondo luogo trovo grottesco che si parli di Renzi come di un uomo nuovo della politica italiana.
La sua biografia in Wikipedia non è certo quella di un astro nascente ma di un vecchio volpone che si barcamena ormai da parecchi anni, nonostante l’età relativamente giovane, da un partito all’altro accumulando cariche e potendosi permettere l’aspettativa come imprenditore. Se questo è il nuovo che avanza nel PD e che piace a Monti e Cacciari ben venga Grillo e una sana ventata di aria fresca.
Fra l’altro vorrei fare una nota riguardo proprio alle dichiarazioni del professor Cacciari riguardo la dirigenza del PD dal lui etichettata come teste di c****, eccezion fatta per Renzi. Gli errori del PD sono molti ma vorrei ricordargli che il ponte di Calatrava, sprovvisto inspiegabilmente di una rampa per disabili, è nato sotto la sua giunta e con la sua benedizione. E sempre durante il suo governo si è ingarbugliata la vicenda dell’ormai ex complesso dell’Ospedale al Mare di Venezia, ritenuta una vergogna da tutta la cittadinanza veneziana. Sembra proprio che nessuno sia perfetto… Forse sarebbe ora che i cosiddetti intellettuali della sinistra si rendessero conto di far parte anche loro di un mondo che non c’è più, che la smettessero di sentenziare dall’alto, facessero una seria autocritica e si tirassero finalmente in disparte. Il voto di febbraio ha dimostrato che la gente è stufa di intrighi di palazzo, corruzione e pomposità accademiche. Vuole fatti, onestà, buon governo e soprattutto vuole partecipare ai processi decisionali. Se la sinistra, tutta, non lo capisce in tempo si avvierà verso un veloce e inesorabile tramonto.
Non di solo Web è cresciuto Grillo
Il virus Grillo si è diffuso in un paese allo stremo, esasperato dalla crisi economica e morale. Parlo di virus perché la sua propagazione è avvenuta appunto in modo virale. Si tratta di una tecnica ben nota ai guru della comunicazione, pubblicitaria o politica poco importa. Si tratta di far leva, con poche parole chiave scelte accuratamente, sui bisogni, i desideri, le paure della massa. Individuati i punti di partenza bisogna ripeterli e amplificarli. Grillo ha usato prima di tutto il Web dove ha creato lo zoccolo duro. Non a caso gli eletti sono molto giovani rispetto alla media degli altri partiti, proprio perché rappresentano la generazione digitale che sa bene come destreggiarsi tra blog e bit. Non si è tuttavia dimenticato delle piazze, soprattutto in campagna elettorale, dove ha diffuso in modo molto più tradizionale il suo messaggio, semplice e chiaro: tutti a casa i rappresentanti del vecchio sistema. In questo modo ha raggiunto la parte “social” tramite il Web e la parte “sociale” tramite il contatto fisico della piazza. In tutto questo ha avuto gioco facile perché la sua controparte non ha saputo esibire nulla di altrettanto chiaro e promettente. I partiti hanno ripetuto i soliti vecchi slogan adattandoli alla buona al malcontento che serpeggiava. Ma Grillo ha preparato un messaggio sartoriale, tagliato su misura degli elettori. Gli altri hanno cercato di adattare alla buona un vestito rattoppato e fuori misura. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Cosa ci sia dietro il virus Grillo lo vedremo nei prossimi mesi. Quel che è certo è che ha dimostrato che la viralità, fuori e dentro il Web, è un potente mezzo di successo. Il consenso oggi si crea così.
Professione ripescato
Notizia recente è che 5 esclusi hanno protestato per i conteggi asserendo che 5 onorevoli occupano ingiustamente le loro poltrone. Ahimé, il sistema ripescaggi del porcellum consente anche a chi non è stato votato dagli elettori, come alcuni nelle microliste satellite dei grandi partiti, di entrare in parlamento grazie a conteggi alchimistici sul premio di maggioranza. Questa legge elettorale consente inoltre di candidarsi in più collegi in modo da avere più speranza di essere ripescati, specie se nel collegio di residenza non si viene votati a sufficienza. La legge elettorale dev’essere la priorità assoluta del nuovo governo per assicurare trasparenza, univocità di voto e sbarramento che elimini le microliste parassite. Chi non ottiene voti a sufficienza, perché gli elettori gli negano la fiducia, non deve entrare in Parlamento. Non è possibile che chi viene cacciato dalla porta trovi il modo di rientrare dalla finestra. Cerchiamo per una volta di essere seri e di mettere fine alla Repubblica delle banane.
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