Poveri politici
La campagna dei veleni
Ed eccoci nuovamente in campagna elettorale, locale, ma pur sempre importante. E di nuovo assistiamo ai soli balletti e al solito clan dei perseguitati. Da un lato c’è Berlusconi che si dichiara vittima dei giudici, dei giornali e dei perfidi comunisti. Dall’altro troviamo Grillo, il perseguitato per eccellenza, che cerca di convincere i suoi elettori che i nuovi parlamentari non sono come i loro predecessori.
Considera un peccato veniale la disputa sulle diarie. Ma tanto veniale non è per chi in campagna elettorale ha utilizzato la diminuzione del numero di parlamentari e dei loro emolumenti come cavallo di battaglia. Sentire in TV eletti dei cinque stelle che affermano che 11000 euro sono il minimo per sopravvivere, tanto più che molti di loro “tengono” famiglia, ha un che di fastidioso déjà vu. Con l’Italia in crisi, la mancanza di lavoro, gli stipendi che non riescono a coprire l’inflazione, sinceramente pensare che 11000 euro siano il minimo sindacale mi sembra perlomeno eccessivo. A voler essere poi cattivi sarebbe da far notare che per un paio di mesi gli eletti hanno scaldato gli scranni senza far null’altro che litigare. La storia si ripete e gli italiani dovrebbero sforzarsi di capire che quello di cui il paese ha bisogno è una gran riforma morale. Se cominciasse a passare l’idea che la politica è un servizio pubblico e non una fonte di facile guadagno, che le tasse vanno pagate e chi più ha più paga, che l’onestà e la trasparenza negli appalti e nella gestione pubblica sono un imperativo morale, le cose un po’ alla volta inizierebbero ad andare meglio. Non ci sono ricette prefabbricate, non basta urlare tutti a casa ai vecchi parlamentari per sostituirli con altri più giovani ma della stessa razza. Il problema non è l’età… I movimenti dal basso, frutto della riunione e della partecipazione spontanea della gente possono rappresentare il futuro a patto che non siano monopolizzati da urlatori capaci solo di radunare folle ma incapaci di gestirle e di scegliere rappresentanti degni della loro funzione.
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