L’insostenibile elasticità del diritto internazionale
Quando il diritto è variabile, ovvero Putin stai sereno!
Sono rimasta molto stupita dalle perentorie affermazioni di svariati leader sull’inconcepibilità dell’indipendenza della Crimea. La Crimea è a maggioranza russofona, storicamente legata alla Russia, dislocamento navale della Russia. Ai tempi dell’Unione Sovietica era una Repubblica autonoma che Krusciov “donò” all’Ucraina per celebrare la fratellanza tra Russi e Ucraini. A quel tempo poco cambiava perché tutto faceva parte dell’Urss.
Poi un bel giorno di dicembre del 1991 tre Presidenti, russo, ukraino e bielorusso, un po’ alticci decidono nel dopo cena di inviare un fax al Presidente dell’Urss, tale Gorbaciov, per licenziarlo, in nome del diritto all’indipendenza e all’autodeterminazione dei popoli. Peccato che un referendum di pochi mesi prima avesse sancito la volontà del popolo dell’Urss di rimanere unito e nessuna volontà popolare avesse avallato la decisione presa in privato e in assoluta autonomia dai tre presidenti. Tanto per fare un parallelo sarebbe come se Zaia, Cota e Maroni dopo un brindisi di troppo alla Padania mandassero un fax di licenziamento a Napolitano… Nessuno invece trovò nulla da ridire, anzi. Le cancellerie europee, americana e vaticana riconobbero subito le nuove Repubbliche e plaudirono alla scelta di indipendenza: evviva l’Urss era finita, i comunisti non avrebbero più mangiato bambini! Gorbaciov, che avrebbe potuto controbattere legittimamente la decisione con i carri armati, scelse, come consono alla sua indole e al suo profilo di grande statista, la via della pace. Espresse il suo dissenso e il suo profondo rammarico con uno splendido discorso di dimissioni trasmesso in mondovisione la sera di Natale. Quella volta il diritto internazionale si schierò tutto a favore dell’indipendenza e nessuno parlò di unità nazionale, tutela dei confini di uno Stato… Oggi invece se la Crimea fa una scelta diversa viola il diritto internazionale e la certezza dei confini degli stati-nazione. Ovvio che la Russia ha interessi nell’indipendenza. Ovvio che europei, e soprattutto americani, desiderino il contrario. Il diritto internazionale però non può essere un elastico tirato di volta in volta dove fa più comodo, perché il rischio è che l’elastico prima o poi si rompa. Le norme devono essere eguali per tutti e in tutte le occasioni. Ha fatto comodo al mondo disgregare l’Urss e in particolare annientare la politica gorbacioviana, la vera rivoluzione del XX secolo. Adesso però non fa altrettanto comodo accettare l’indipendenza della Crimea. Molti dei personaggi che hanno fatto affermazioni a sproposito in questi giorni sono forse troppo giovani per ricordare quanto avvenuto nel lontano 1991. E d’altra parte non possono sottovalutare, piaccia o non piaccia, il peso economico ed energetico della Russia per l’Europa. A Obama può non interessare ma all’Italia forse sì. Le sanzioni che la Russia può imporre a noi vanno ben oltre quelle che noi possiamo imporre alla Russia. Un blocco dell’erogazione di gas dalla Russia, tanto per fare un esempio, vorrebbe dire un futuro gelido inverno. La realpolitik farà sì che dopo aver tutti abbaiato a Putin si arrivi ad un accordo che salvi capra e cavoli. Gli interessi, legittimi, della Russia e quelli altrui. Per legittimi intendo quelli legati a motivazioni economiche e militari, le uniche che in questo mondo disastrato ormai hanno senso. Forse che gli USA agiscono per altri motivi? Ai posteri l’ardua risposta.
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